In a Silent Way

Posted in miles davis with tags , , , , , , , , , , , on aprile 18, 2009 by milesdavis91

 

Nel febbraio del 1969, Miles portò in studio Wayne Shorter al sax, il batterista Tony Williams, Dave Holland al basso, John McLaughlin alla chitarra e i tre pianisti Chick Corea,  Herbie Hancock e Joe Zawinul.

L’album è tra i più rappresentativi della svolta elettrica-fusion iniziata nel ’68 con la pubblicazione dell’album Miles in the Sky e che raggiunse il suo apice con l’album Bitches Brew registrato dopo pochi mesi da In a Silent Way con quasi lo stesso gruppo.

 

Davis disse a Joe Zawinul di portare della musica per la registrazione del disco, così Joe si presentò in studio con questo brano intitolato “In a Silent Way” che diede anche il titolo all’album. A Miles piacque molto il tema del brano ma secondo lui c’erano un po’ troppi accordi, quindi li tolse tutti e tenne solo la melodia. Voleva un sound che si avvicinasse molto al rock.

Così, buttati via tutti gli accordi, Miles chiese al gruppo di suonare semplicemente la melodia, di seguirla al massimo. Come era già venuto alla registrazione di Kind of Blue, i musicisti si ritrovarono a registrare della musica che non conoscevano e dovevano improvvisare al momento spingendosi molto oltre a ciò che era scritto sulla partitura. I grandi musicisti non hanno problemi a gestire certe situazioni e infatti ne uscì un disco magnifico, un capolavoro che ancora oggi sembra non aver perso la sua originalità.

Joe Zawinul non fu mai d’accordo con l’arrangiamento che Davis aveva fatto al suo pezzo, che comunque oggi viene considerato un classico, nonché l’inizio della fusion. E forse, dice Davis, quel pezzo non avrebbe mai ricevuto tutti quegli elogi se l’avesse lasciato come l’aveva scritta Joe, con tutti quegli accordi a soffocare quella magnifica melodia.

 

Per capire e comprendere al meglio la svolta electric-fusion è molto utile gettare uno sguardo al contesto in cui questa musica era nata.

Nel ’68 dopo aver divorziato da Frances Taylor aveva conosciuto e sposato Betty Mabry, che dal ’73 divenne famosa come cantante funk col nome di Betty Davis. Un matrimonio molto breve che finì l’anno dopo a causa di una relazione tra Betty e Jimi Hendrix, ma che fu influenzò molto la musica di Miles, facendogli conoscere Jimi Hendrix che divenne un suo grande amico fino alla morte, Sly Stone e un sacco di altri musicisti neri funky e soul che influirono sulla svolta elettrica di Miles.

 

Una piccola parentesi: l’amicizia con Jimi Hendrix si sarebbe potuta trasformare in un nuovo capolavoro del jazz e del rock, Miles Davis, Jimi Hendrix e Gil Evans insieme. Ma mentre Davis e Gil aspettavano che arrivasse il chitarrista per iniziare i lavori, seppero che invece Jimi era morto a Londra soffocato dal suo vomito dopo aver mescolato alcol e sonniferi.

La cosa fece star male Miles che era veramente molto amico del chitarrista col quale aveva anche spesso suonato assieme in casa parlando e discutendo di musica e ispirandosi a vicenda. Miles iniziò ad usare l’effetto wah-wah proprio per avvicinarsi al suono della chitarra di Jimi Hendrix.

Non sapremo mai cosa sarebbe nato dall’unione del loro straordinario talento ne cosa avrebbe ancora potuto offrire al mondo Hendrix con la sua musica, ancora così giovane e con così tanto tempo avanti a sé.

 

Sketches of Spain

Posted in miles davis with tags , , , on aprile 17, 2009 by milesdavis91

Nel 1959 Miles Davis si trovava a Los Angeles da un suo amico, Joe Montdragon, che gli fece ascoltare il Concerto de Aranjuez del compositore spagnolo Joaquin Rodrigo. L’opera colpì talmente Miles che portò subito il disco a Gil Evans per discuterne l’arrangiamento. Per fare un album, però, bisognava trovare altri pezzi, così “The Pan Piper” venne fuori da un disco di folklore peruviano, “Saeta” era invece una marcia che in spagna veniva suonata durante la processione del Venerdì Santo. “Saeta” è un antico canto religioso andaluso cantato da una donna da un balcone sotto al quale si ferma la processione a Siviglia. La tromba di Miles riproduce la voce di quella donna e alla fine la fanfara di trombe da il segnale alla processione di ripartire.

La difficoltà di questo pezzo è infatti proprio l’imitazione della voce umana con uno strumento musicale, si trattava di un brano nato per essere cantato e bisognava mantenere lo stesso feeling pur suonandolo con la tromba. Dentro c’è anche un che di Africa, l’improvvisazione di Miles segue infatti scale Arabe che danno un senso di Oriente, con un misto tra gioia e tristezza.

Un po’ di questo sentimento lo ritroviamo anche in “Solea”, uno standard del flamenco, una canzone sulla solitudine, la nostalgia e il lamento, sentimenti che Miles accomuna a quelli dei neri americani nel blues.

 

Miles racconta che gli arrangiamenti di Gil erano così fitti che uno dei trombettisti dell’orchestra, Bernie Glow, dalla fatica diventò tutto rosso nel suonarlo. L’orchestra era composta da musicisti classici e non volevano perdere nemmeno una nota, allora Miles e Gil cominciarono a dirgli di non suonare esattamente come era scritto, ma molti di loro erano totalmente incapaci di improvvisare e così Gil dovette risistemare alcune partiture e sostituire alcuni musicisti. Berni continuava a diventare rosso ma come tutti gli altri suonò alla grande.

Anche i percussionisti erano classici e non pratici con l’improvvisazione, ma questa era affidata a Jimmy Cobb ed Elvin Jones alla batteria e percussioni e Chambers al contrabbasso. Bisognava solo trovare il giusto equilibrio tra i classici e i jazzisti, e questo era assicurato dalla bravura di Gil.

 

L’album piacque e vendette bene, anche se per la critica quello non era jazz e accusò Davis di essersi piegato agli interessi commerciali. Ma per Miles la critica contava meno di zero, a lui l’album piaceva, punto.

Anche Joaquin Rodrigo il compositore del Concerto de Aranjuez, disse che il disco non gli piaceva, ma questo non bastò a fargli rifiutare le royalty che gliene derivarono.

 

Una volta, scrive Miles nella sua autobiografia, una donna gli raccontò che aveva portato questo disco ad un vecchio torero a riposo che, meravigliatosi che uno straniero potesse suonare una musica basata sulla cultura spagnola, si sedette ad ascoltarlo insieme alla donna. Quando il disco finì, si mise l’abito da torero, entrò nel recinto e combatté contro uno dei tori da combattimento che allevava e lo uccise. Poi disse alla donna che quella musica lo aveva così emozionato che non aveva saputo trattenersi. È una storia abbastanza assurda e lo stesso Miles riconosce l’assurdità e l’incredibilità di questo racconto ma la donna gli giurò che fosse vera.

“se sei nero, non c’è giustizia. Nessuna”

Posted in miles davis with tags , , , on aprile 17, 2009 by milesdavis91

1959-08-25 Miles Davis & Frances Taylor. L'arresto.

Miles Davis viene comunemente descritto come un uomo eternamente incazzato, solitario e freddo col pubblico. Miles non è mai stato un ruffiano, questo è vero, odiava leccare i piedi a qualcuno, soprattutto ai critici. Molti musicisti neri erano obbligati a comportarsi gentilmente verso i critici perché scrivessero bene di loro.

Ce da precisare che se Miles e gli altri musicisti neri di quel periodo venivano accettati dall’industria musicale, era solo perché un po’ di tempo prima qualche musicista nero era riuscito a conquistare il pubblico con sorrisoni e intrattenimenti, un atteggiamento servile indicato col dispregiativo “zio Tommismo”.

Louis Armstrong e Dizzy Gillespie erano degli ottimi showman oltre che degli straordinari musicisti e così erano riusciti ad aprire un sacco di porte per gente come Miles.

 

Questo atteggiamento non piaceva affatto a Miles, che comunque adorava Armstrong e Dizzy consapevole delle fatiche che loro avevano dovuto passare per essere accettati dal mercato. L’unica cosa che a Miles interessava era suonare la sua tromba, voleva essere riconosciuto per il modo in cui suonava e non per il modo in cui sorrideva e per nulla al mondo avrebbe venduto i suoi princìpi.

Questo ovviamente lo rese antipatico a molti critici, e frenò la sua carriera all’inizio

 

Miles non ebbe mai un buon rapporto coi critici, non accettò mai le spinte ai musicisti bianchi. Non che questi musicisti non fossero bravi, lo erano eccome e molti Miles li volle a suonare nei suoi gruppi, ma Miles riteneva che non stessere facendo nulla di così innovativo come invece scrivevano i critici ma solo copiando roba dai neri. Poi il mercato iniziò a lodare Chet Baker, e questo innervosì parecchio Miles, secondo il quale prima di Chet c’era una lunga lista di trombettisti neri da considerare, tra cui lui stesso che invece faticava a trovare un ingaggio.

 

Il 25 agosto 1959 Miles suonava al Birdland. Appena finito il set era uscito per accompagnare una sua amica bianca al taxi ed era rimasto davanti al locale, ed ecco che un poliziotto arriva e gli dice di muoversi da li. Miles rispose indicando il suo nome sul cartellone, ovviamente era li per suonare e non poteva mica andarsene. Ma al poliziotto non interessava chi fosse o dove stesse lavorando, doveva andarsene da li e basta e vedendo che Miles non si muoveva tirò fuori le manette per arrestarlo. Ma inciampò e cadde a terra da solo, mentre da dietro un altro poliziotto colpì Miles ferendolo alla testa. Venne accusato di resistenza all’arresto e aggressione a pubblico ufficiale e portato in centrale con la testa sanguinante mentre il gruppo(il sestetto con Coltrane, Adderley, Kelly, Chambers e Cobb) finiva l’ultimo set senza di lui. Avvertita dell’accaduto arrivò anche Frances Taylor che iniziò subito a lamentarsi e urlare con la polizia, mentre il giorno dopo la giornalista Dorothy Kilgallen, amica di Miles che aveva assistito all’arresto, scrisse un pezzo molto pesante contro la polizia su quella strana storia.

L’ennesima prova per Davis che se sei nero non c’è giustizia e il suo gia difficile caratteraccio peggiorò ancora di più.

 

Per un musicista nero riuscire a far successo nell’america razzista di quegli anni era veramente dura, quindi è totalmente comprensibile l’atteggiamento distaccato di Miles e la sua continua rabbia. Una rabbia forse a volte eccessiva, come quella volta nel 1959 che si mise ad urlare con un discografico dopo essere uscito dall’ospedale per un’operazione alla gola e si rovinò per sempre la voce.

Un’altra leggenda da sfatare è che a Miles non fregasse nulla del pubblico. Non è vero, sapeva bene che dopotutto i soldi si fanno raggiungendo il pubblico di massa e lui stesso ha rinnovato la sua musica per arrivare sempre a più gente. La musica è senza confini e senza etichette, la stessa parola “jazz” non basta ad indicare una musica che è in realtà multiforme e piena di diversistà. Miles diceva che la buona musica è buona e non importa di che musica si tratta.

Kind of Blue

Posted in miles davis with tags , , , , , , , , , , , , , on aprile 10, 2009 by milesdavis91

Nel 1958 Miles portò in sala di registrazione il sestetto con Coltrane, Adderley, Garland, Chambers e Philly Joe Jones per l’album Milestones. Ma durante la registrazione Red Garland mollò il gruppo, costringendo Miles a suonare il piano in “Sid’s Ahead”.

Quest’album è importante anche perché fu quello in cui Miles cominciò a scrivere in forma modale, usando questo stile nel pezzo che da il titolo al disco, avvicinandosi ad un modo di suonare più melodico e libero, seguendo le indicazioni sulla musica modale dettate dal pianista e teorico musicale George Russell. Fu proprio quest’ultimo che presentò a Miles il suo nuovo pianista, il bianco Bill Evans, per sostituire Garland.

 

In quell’anno, molti dei suoi musicisti iniziarono a voler mollare per dedicarsi ai propri progetti, primo fra tutti John Coltrane seguito da Cannonball. Mentre Philly Joe era già stato sostituito da Jimmy Cobb alla batteria, poco dopo l’arrivo di Bill.

Ma ciò che più colpì Miles, fu che anche Bill Evans, dopo soli 7 mesi, voleva lasciare la band. Anche Bill voleva, naturalmente, suonare la sua musica con un proprio gruppo, ma ciò che spinse Bill a mollare, nel novembre del 58, erano soprattutto le critiche dei musicisti neri verso l’unico bianco della band. Così nel febbraio del ’59, Miles prese Wynton Kelly al piano, che suonava uno stile a metà tra quello di Garland (che era temporaneamente tornato dopo l’uscita di Bill) e quello di Bill Evans.

 

Ma il 1959 è un anno importante per la storia del jazz, l’anno dell’album considerato il capolavoro di Miles Davis, Kind of Blue. Le registrazioni iniziarono il primo o il 2 marzo del 1959, il sestetto era formato da Miles, Trane, Jimmy Cobb, Paul Chamber, Cannonball e Bill Evans che aveva accettato di partecipare a quell’album, nonostante fosse già fuori dal gruppo, poiché Miles aveva costruito quell’album attorno al modo di suonare di Bill. Wynton Kelly, ormai il pianista ufficiale di Miles, suonò soltanto in “Freddie Freeloader”, brano che prendeva il nome di un ragazzo nero che Miles conoscevo e che girava nell’ambiente del jazz cercando sempre di ottenere qualcosa gratis dalla gente.

 

Kind of Blue fu terminato in sole 2 registrazioni, in marzo ed aprile. L’album segue lo stile modale iniziato con Milestones. Nelle intenzioni iniziali di Miles c’era anche il sound del gospel che sentiva da ragazzino nell’Arkansas, voleva riprodurre il feeling di quella musica nera. E provò a farlo iniziando a scrivere un blues, ma poi ogni musicista mette la propria creatività e fantasia e la musica cambia direzione. C’è anche l’influenza di certi compositori di musica classica che Bill Evans fece scoprire a Miles.

In sala di registrazione, Miles non portò nulla di scritto a parte qualche abbozzo per ciascuno, perché voleva molta spontaneità in quel lavoro, voleva che ognuno aggiungesse la propria personalità nell’album. Non vi furono nemmeno prove per quell’album, nessuno dei musicisti sapeva cosa avrebbe suonato, prima di entrare in sala e vedere i miseri abbozzi di Miles. Eppure tutto fu registrato alla prima, perché quelli erano dei musicisti grandiosi.

 

L’album, fra i capolavori più venduti del jazz, rimane ancora un pilastro fondamentale nel mondo della musica, per quanto Miles sostenesse di non essere riuscito a riprodurre l’esatto suono che aveva in mente, ovvero il suono del pianista africano che, tempo prima, aveva ascoltato con Frances allo spettacolo del Ballet Africaine di Guinea. Ma l’album ebbe talmente successo che quando Miles diceva di non essere riuscito a realizzare ciò che aveva in mente veniva subito guardato come se fosse pazzo. Ma il segreto di quel pianista era il suo essere africano, e Miles sapeva molto bene che, non essendo africano, si sarebbe potuto solo limitare ad avvicinarsi a quel suono, ma non sarebbe mai riuscito a copiarlo. Bisognava essere nato in Africa per avere quella musica dentro il cuore.

Frances Taylor

Posted in miles davis with tags , , , on aprile 9, 2009 by milesdavis91

Il 1958 è un anno importante per Miles soprattutto perché torno ad innamorarsi di un’unica donna, la ballerina Frances Taylor con qui si sposerà nel 1960. Frances era una gran bella donna, sembra che anche Marlon Brando e Quincy Jones fossero interessati a lei. Miles lo sapeva e questo lo rese terribilmente geloso, arrivò addirittura a picchiarla una volta perché lei gli disse qualcosa su quanto fosse bello Quincy Jones. Fu la prima volta che gli mise le mani addosso ma non fu l’ultima, e ogni volta si sentiva malissimo per essersi lasciato comandare dalla gelosia. Litigavano molto spesso per la gelosia di Miles, era la prima volta che lui si ritrovava geloso per una donna, ed era un peso che non era ancora abituato a sopportare. Lei era già una star e sarebbe potuta diventare la più grande ballerina nera, ma Miles la costrinse a rifiutare un sacco di ottime offerte di lavoro per averla sempre accanto.

Fu vedendola ballare nell’opera Porgy and Bess che Miles ebbe l’idea di realizzare l’album Porgy and Bess insieme a Gil Evans, registrato nell’estate del 1958. In quest’album Miles fece a meno di Trane a Cannonball, perché avrebbero dominato troppo la sezione dei sax, e invece c’era bisogno ditoni molto più semplici. Così la maggior parte dei musicisti era di formazione classica per seguire gli arrangiamenti di Gil Evans e fare da sfondo alle improvvisazioni della tromba di Miles Davis.

John Coltrane

Posted in miles davis with tags , , , , , on aprile 9, 2009 by milesdavis91

Trane & Miles

Fu grazie a Miles se Coltrane esplose musicalmente, lo stesso sassofonista affermò che fu con Miles che iniziò a rendersi conto di poter fare qualcosa di più. Trane amava la musica più di ogni altra cosa, per lui era una specie di missione spirituale. Dopo i concerti mentre tutti andavano in giro, lui tornava nella sua stanza ad esercitarsi per ore. Diceva di aver già fatto troppo casino con l’eroina e aver perso troppo tempo, e adesso che ne era fuori doveva preoccuparsi solo di crescere come musicista e di occuparsi di sua moglie alla quale era sempre stato molto fedele a differenza di Miles che ogni sera doveva decidere con quale bella donna passare la notte.

 

Miles racconta nella sua autobiografia che una volta, in California, Coltrane gli disse di volersi farsi rimettere un dente che aveva perso, questo terrorizzò Miles perché Coltrane riusciva a suonare 2 note contemporaneamente, secondo Miles proprio grazie alla mancanza di quel dente. Infatti tentò di convincerlo a rimandare la visita e di farsi mettere una protesi mobile da togliere prima dei concerti, ma Trane voleva sistemare quel dente in modo permanente e cosi fece. Quella sera dopo il suo solo, Miles aspettò ansioso il turno di Coltrane temendo il peggio ma Trane lo rassicurò subito suonando alla grande come al solito.

 

Trane chiamava Miles “il maestro” e fu Miles che nel 1960 gli regalò un sax soprano, strumento che lo esaltò molto e cambiò anche il suo stile col tenore rendendolo ancora più unico. Con quel regalo, forse Miles, tentava di trattenere nel gruppo Trane, che da tempo mugugnava di voler lasciare il gruppo e occuparsi esclusivamente del suo gruppo come avvenne proprio in quell’anno. Questo non intaccò minimamente la grande amicizia tra i due, era normale che Trane volesse proseguire la sua carriera da leader, anche Miles lo aveva fatto mollando il gruppo di Bird, anzi lo stesso Miles aiutò Trane ed il suo nuovo gruppo all’inizio. Trane voleva seguire le proprie idee musicali, il proprio cammino e la sua musica raggiunse presto un numero incredibile di persone, molto diverse tra loro. Trane era il faro dell’orgoglio nero rivoluzionario degli anni 60, come lo era stato anche Miles, ma era anche un simbolo per i rivoluzionari bianchi e asiatici. La sua evoluzione verso una musica più spirituale in A Love Supreme, che era come una preghiera, raggiunse chi aveva voglia di pace, come gli hippy. Era il leader del movimento del free jazz, una specie di Bird, un dio per tutti i musicisti che volevano sentirsi “liberi”. Un grande orgoglio per lo stesso Miles che ebbe il merito di farlo esplodere come musicista e probabilmente di farlo smettere con l’eroina.

 

Trane morì il 17 luglio del’67, aveva una cirrosi epatica che gli causava una sofferenza enorme ma aveva un terrore irrazionale dei medici al punto da evitare qualsiasi controllo. Non parlava con nessuno della sua sofferenza e andò all’ospedale soltanto il giorno prima della morte quasi costretto dalla sua seconda moglie Alice McLeod. La sua scomparsa sconvolse tutti quelli che lo seguivano, musicisti e non, ma come ha detto Miles, ci ha lasciato la sua musica e tutti quanti possiamo imparare da questo.

Bisogno di un nuovo stile

Posted in miles davis with tags , , , , , , on aprile 3, 2009 by milesdavis91

video dal film “Ascensore Per Il Patibolo” (Ascenseur pour l’échafaud, 1958) di Louis Malle

 

Nonostante il successo, Trane era completamente perso nell’eroina, e questo faceva incazzare di brutto Miles, che gli voleva un gran bene e non sopportava di vederlo distruggersi in quel modo. Così per ben due volte, nell’ottobre del ’56 e nel marzo del ‘57, Miles licenziò Trane affinché la smettesse con quella roba. Nel maggio del 1957, durante le registrazioni di Miles Ahead arrangiato con Gil Evans, Trane era riuscito a disintossicarsi e stava facendo spettacolo nel gruppo di Monk.

 

Poco tempo dopo, mentre si trovava a Parigi come solista ospite, grazie a Juliette Greco conobbe il regista Louis Malle, suo grande fan, che gli chiese di scrivere la colonna sonora del suo nuovo film, Ascensore per il patibolo. Fu la sua prima colonna sonora, scritta, registrata e improvvisata durante la visione delle scene appena filmate. Il film trattava di un omicidio e per dare la giusta atmosfera alla musica, Miles decise di far suonare i musicisti in un vecchio edificio scuro e cupo con risultati eccezionali.

 

Tornato a New York, Miles diede vita ad uno straordinario sestetto con John Coltrane al sax tenore e Cannonball Adderley al contralto aggiunti ai già presenti Red Garland al piano, Philly Joe alla batteria e Paul Chamber al basso. Era arrivato il momento di creare un nuovo stile musicale, il tempo del be-bop era passato, sostituito dal cool jazz (che Miles non si stancò mai di affermare che fosse nato da Birth of the Cool) ma che proveniva dalla musica di Duke Ellington, solo resa un po’ più bianca. Poi era arrivato l’hard bop, semplicemente un ritorno al blues e alla musica di Bird e Dizzy.

Adesso per Miles era arrivato il tempo del “levare piuttosto che aggiungere”, del suono asciutto e con poche note. Stava cercando una musica che tornasse ad essere africana ed orientale, che fosse libera e modale. Voleva che i suoi musicisti prendessero coscienza delle proprie capacità e che si spingessero oltre, perché è in quell’oltre che la vera musica viene fuori.

 

Il trionfo del principe delle tenebre

Posted in miles davis with tags , , , , , , on aprile 2, 2009 by milesdavis91

‘Round Midnight dall’album ‘Round About Midnight pubblicato nel 1957 dalla Columbia Records

 

Il 1954 fu un grande anno per Miles, era libero dalla droga ed era tornato a suonare alla grande, e anche se i critici non sembravano dargli molta importanza la gente comprava i suoi dischi e questo era ciò che importava. Rincontrò anche Juliette Greco a New York, lei ormai era un’importantissima star francese, anche sei il loro incontro fu parecchio “freddo”. Era stata la loro separazione a farlo precipitare nell’eroina e Miles aveva paura di rivederla, quindi recitò la parte del duro e la trattò molto male, salvo poi pentirsene e rimettersi con lei per qualche anno.

Ma nel ’55 il più grande genio della musica, Charlie Bird Parker morì, e fu un duro colpo per molti musicisti e amanti del jazz. Miles seppe della sua morte in galera, dove lo aveva fatto rinchiudere Irene perché lui aveva smesso di pagarle l’assegno, e questo gli rese la notizia ancora più amara. Bird era un vero genio e chissà quant’altro avrebbe potuto dare alla musica, ma l’eroina aveva avuto la meglio su di lui. La sua morte spinse molti a cercare di smettere con l’eroina e almeno questo fu un bene, Sonny Rollins decise infatti di farsi ricoverare a Lexington, alla prigione federale per tossici, per chiuderla anche lui con quella roba.

 

La musica di quel periodo risente sempre di più dell’influenza del pianista Ahmad Jamal, della sua delicatezza e leggerezza e cosi facendo si allontanava sempre più dal be-bop, ma Miles non ha ancora la fama che pensa di meritarsi, fino al primo Newport Jazz Festival. In quell’occasione Miles lasciò tutti senza fiato suonando “Round Midnight”, un pezzo di Monk che tanto aveva faticato ad imparare molti anni prima. Questo lo fece diventare un re, e rappresentò una incredibile svolta nella carriera del musicista, improvvisamente la critica tornò a parlar bene di lui mentre la Columbia Records cercava di strapparlo alla Prestige. Finalmente tutto sembrava girare nel verso giusto, persino la scomparsa di Sonny Rollins (per disintossicarsi) ebbe i suoi lati positivi, perché fu John Coltrane a sostituirlo.

 

Miles e Trane avevano già suonato assieme qualche anno prima, e in quell’occasione Sonny lo aveva completamente stracciato. Ma adesso John era migliorato tantissimo, al punto da sostituire definitivamente Sonny e rimandarlo a studiare. Il suo sax aggiunse al gruppo quel tocco in più per trasformarlo in una leggenda. I locali in cui quei due suonavano erano sempre strapieni e persino la critica lodava la coppia Davis-Coltrane.

Tutto questo, ovviamente,  portò un sacco di soldi, un ricchissimo contratto con la Columbia e un maggior potere sulla gestione dei propri concerti, riguardo agli ingaggi e la durata degli stessi.

All’epoca molti concerti erano veramente massacranti fisicamente, motivo per cui girava tanta cocaina, ma non era possibile per un musicista nero spuntarla sui proprietari bianchi ma, vista la folla di gente attirata da Miles, i locali erano disposti a tutto pur di averlo.

La musica era incredibile ma lo stesso Miles pensava che tale successo fosse dovuto anche alla sua immagine di ribelle e arrabbiato, immagine che andava molto di moda all’epoca, basti pensare al successo di Gioventù bruciata con James Dean. I ribelli erano “in” e Miles era il principe dei ribelli.

L’importanza della boxe

Posted in miles davis with tags , , , on marzo 28, 2009 by milesdavis91

Sugar Ray Robinson

Prima di lasciarsi prendere dalla musica, il giovanissimo Miles era un fanatico dello sport, e la sua passione più grande era, ed è sempre stata, la boxe. Nella sua autobiografia ricorda le giornate passate, da ragazzino, alla radio durante gli incontri di Joe Louis e le feste dell’intera comunità di St. Louis ad ogni vittoria del loro eroe.

Ed è anche grazie alla boxe se Miles riuscì a dire basta all’incubo dell’eroina. Lo sguardo disgustato di Bobby McQuillen, mentre Miles, strafatto e ciondolante gli chiedeva di essere allenato. Il mito di Sugar Ray Robinson, una delle principali spinte a smettere con quella roba.

 

Dopo aver finalmente smesso con l’eroina, nel 1954 McQuillen accettò di allenarlo e insegnargli i segreti dei grandi campioni. Miles diceva che il pugilato è una scienza, una questione di precisione e non un massacro, come sostiene molta gente.

Secondo Miles, nella boxe come nella musica è necessario esercitarsi molto e in entrambe è possibile distinguere diversi stili.

Ma lo stile, per Miles, era fondamentale in qualsiasi cosa facesse, musica, pittura, moda o boxe. E lo stile non puoi impararlo naturalmente, c’è bisogno di qualcuno che ti insegni come fare certe cose nel modo corretto. Solo dopo che hai imparato il modo corretto di fare qualcosa, puoi farla come ti pare, sviluppando un tuo stile personale.

 

In questo periodo, Miles conobbe anche Sugar Ray, il suo grande idolo. Passavano molto tempo insieme agli allenamenti, agli incontri o nei locali insieme a molti altri pugili e musicisti. Oltre ad essere il re della boxe, Ray suonava anche la batteria e amava il jazz.

Nel 1954 Ray era tutto quello che Miles avrebbe voluto essere. Ad ogni allenamento o incontro, Sugar Ray era seguito da un anziano nero che chiamavano “Soldier” , non era il suo allenatore ma prima che Ray salisse sul ring, questo tizio gli si avvicinava e gli sussurrava qualcosa all’orecchio, Ray annuiva e spaccava il culo all’avversario di turno. Anche Miles volle trovarsi il suo “Soldier”, questo ruolo spettò a Gil Evans col quale aveva già collaborato nell’arrangiamento di Birth of the Cool.

La rinascita

Posted in miles davis with tags , , , on marzo 25, 2009 by milesdavis91

Miles Davise Horace Silver - New York 1954
Dopo vari tentativi di disintossicazione, nel ’53, finalmente Miles si sentiva pulito. Lasciata la fattoria del padre andò a Detroit, a New York sarebbe stato troppo facile procurarsi l’eroina e Miles aveva capito di non potersi fidare nemmeno di se stesso per quanto riguarda la droga.
Anche qui tornò a bucarsi, ma con frequenza sempre minore, era vicino ad uscirne ma non poteva smettere di colpo.
Per i successivi 6 mesi rimase a Detroit, suonando con musicisti bravi ma soprattutto puliti.
Per aiutarsi a superare definitivamente la droga decise di ispirarsi al suo idolo, Sugar Ray Robinson. Se fosse stato disciplinato come lui, ce l’avrebbe fatta a togliersi il vizio per sempre.
E con l’immagine della serietà di Sugar Ray decise che poteva tornare a New York, nel 1954.
La scena newyorkese era molto cambiata, andava di moda il cool jazz, venuto fuori da Birth of the Cool, suonato dai bianchi tra cui Chet Baker o Lennie Tristano. Dizzy suonava alla grande come sempre, mentre Bird era ridotto molto male al punto da venirgli negato l’ingresso al Birdland, storico locale che si chiamava cosi proprio in suo onore.

Durante quell’anno, nonostante non avesse una formazione fissa, Miles registra alcuni ottimi album, la sua idea è quella di riportare la musica all’improvvisazione del be-bop, mescolandola al blues e al funky.
L’eroina era ormai un capitolo chiuso e la sua forza con la tromba era tornata quella di un tempo, anche se non poteva ancora fare a meno della cocaina soprattutto durante le registrazioni.
Non avendo una propria band le uniche occasioni per suonare in pubblico era le jam session al birdland e i concerti con i gruppi locali che spesso non conoscevano nemmeno i pezzi.
Le cose non andavano ancora nel migliore dei modi, il carattere di Miles diventava sempre più freddo e distaccato, aveva anche smesso di parlare al pubblico. Secondo Miles, la gente non veniva per sentirlo parlare ma per sentire la sua musica, e lui solo questa gli avrebbe dato.